da CaskStrength
sab lug 23, 2016 12:20 am
Ciao a tutti,
durante lo scorso Milano Whisky Festival, chiacchierando con Angus, ho scoperto che avremmo trascorso entrambi un periodo di ferie estive nelle vicinanze della Puni (toh, che strana coincidenza
), per cui abbiamo organizzato di andare a visitarla insieme. E così, il 13 luglio scorso, ci siamo dati appuntamento in quel di Glorenza... eccovi il resoconto dell'esperienza.
Premessa: so che tempo fa un bel gruppo del forum si è recato in visita alla Puni e sono state scritte diverse cose sia qui che su vari blog, perciò perdonate ripetizioni e déjà vu...
La visita inizia scendendo al piano inferiore della struttura ed inizialmente prevede la proiezione di slide. Fra le diverse notizie/curiosità che ci hanno raccontato:
- la distilleria deriva il suo nome non da quello della famiglia fondatrice (Ebensperger) ma dal fiume che scorre nelle vicinanze. E' stata fondata nel 2010 ed ha iniziato a distillare nella primavera del 2012, dopo due anni di costruzione.
- l’edificio, a forma di cubo (13 m. di lato), coniuga modernità e tradizione. L’esterno è stato progettato con l'idea di richiamare le “finestre a reticolo” dei fienili della zona.
- il logo della distilleria è costituito da un esagono (ovvero il contorno "2D" di un cubo visto in assonometria isometrica) con all’interno tre righe (perchè proprio tre? Perchè, ci viene spiegato, è un numero che ricorre con una certa frequenza: i tre figli del proprietario fondatore, i tre ingredienti base del whisky, i tre tipi di cereali usati nella ricetta…).
Purtroppo gli impianti non sono in funzione al momento della nostra visita: attualmente le scorte sono sufficienti e si distilla poche volte l'anno. Ci "accontentiamo" di ammirare la still room non operativa ma comunque affascinante da vedere...
Per quanto riguarda la materia prima, vengono appunto usati tre cereali, in percentuali ovviamente segrete: la segale (unico dei tre proveniente per intero da coltivazione in loco, data la tradizionale presenza in Val Venosta); il frumento (proveniente solo in parte dalla Val Venosta); l’orzo (acquistato in Baviera). Poichè in Alto Adige e dintorni non esistono impianti adatti, il maltaggio dei tre ingredienti viene eseguito in Baviera. La macinazione avviene in loco, con una macchina vecchia più di cento anni, mentre l’infusione avviene in un mash tun acquistato in Scozia, utilizzando l’acqua dell’acquedotto (particolarmente adatta in quanto non dura). La fermentazione utilizza lieviti di derivazione brassicola ed avviene in washback di legno di larice locale, in un locale chiuso con condotti di aspirazione dell’anidride carbonica.
I due alambicchi provengono dalla Scozia e sono stati fabbricati, su specifiche fornite dalla Puni, dalla famosa Forsythe di Rothes. Sono stati installati con l’aiuto di personale scozzese, che ha assistito anche alla prima distillazione. Il riscaldamento del fermentato negli alambicchi prevede un metodo innovativo, ovvero l’uso di acqua ad alta temperatura nei tubi in luogo del vapore (ciò permette un controllo migliore della temperatura). La distillazione è lenta e precisa, con un taglio del “cuore” piuttosto ristretto (380 litri per ogni processo) ed un new make risultante che viene diluito dal 70% al 60% prima della messa in botte. La forma degli stills aiuta ad ottenere un distillato pulito e con molto reflusso.
La maturazione avviene in diversi tipi di botti: ex Bourbon, ex Marsala e di provenienza “vinicola” (Francia ed Alto Adige). La distilleria sta sperimentando diversi tipi di finishing. I magazzini sono di due tipi: “normale” (utilizzato per l’invecchiamento a breve termine) e bunker della seconda guerra mondiale riadattati (utilizzati per l’invecchiamento a lungo termine, grazie all’alta umidità e alla temperatura bassa). Non si possono visitare a causa di motivi fiscali: essendo soggetti a controlli del personale della Guardia di Finanza, occorre sempre entrarvi in loro presenza.
La visita si conclude nel locale di degustazione, dove attualmente vengono fatte assaggiare le due ultime espressioni della distilleria: il Nova (un tre anni invecchiato in botti ex Bourbon, molto fruttato e pericolosamente beverino) e l’Alba (due anni di invecchiamento in botti ex Marsala più uno in botti ex Islay, più deciso e corposo, oltre che, ovviamente, lievemente torbato). Fra i due la mia preferenza va decisamente al Nova... l'Alba, per quanto apprezzabile, lo trovo concettualmente un po' "impastrocchiato".
Esperienza decisamente positiva, che sarebbe stata certamente più completa con gli impianti in funzione (peccato davvero) e con la visita ai magazzini, evidentemente impossibile anche in futuro per questioni normative.
Vi lascio qualche foto!
durante lo scorso Milano Whisky Festival, chiacchierando con Angus, ho scoperto che avremmo trascorso entrambi un periodo di ferie estive nelle vicinanze della Puni (toh, che strana coincidenza

Premessa: so che tempo fa un bel gruppo del forum si è recato in visita alla Puni e sono state scritte diverse cose sia qui che su vari blog, perciò perdonate ripetizioni e déjà vu...
La visita inizia scendendo al piano inferiore della struttura ed inizialmente prevede la proiezione di slide. Fra le diverse notizie/curiosità che ci hanno raccontato:
- la distilleria deriva il suo nome non da quello della famiglia fondatrice (Ebensperger) ma dal fiume che scorre nelle vicinanze. E' stata fondata nel 2010 ed ha iniziato a distillare nella primavera del 2012, dopo due anni di costruzione.
- l’edificio, a forma di cubo (13 m. di lato), coniuga modernità e tradizione. L’esterno è stato progettato con l'idea di richiamare le “finestre a reticolo” dei fienili della zona.
- il logo della distilleria è costituito da un esagono (ovvero il contorno "2D" di un cubo visto in assonometria isometrica) con all’interno tre righe (perchè proprio tre? Perchè, ci viene spiegato, è un numero che ricorre con una certa frequenza: i tre figli del proprietario fondatore, i tre ingredienti base del whisky, i tre tipi di cereali usati nella ricetta…).
Purtroppo gli impianti non sono in funzione al momento della nostra visita: attualmente le scorte sono sufficienti e si distilla poche volte l'anno. Ci "accontentiamo" di ammirare la still room non operativa ma comunque affascinante da vedere...
Per quanto riguarda la materia prima, vengono appunto usati tre cereali, in percentuali ovviamente segrete: la segale (unico dei tre proveniente per intero da coltivazione in loco, data la tradizionale presenza in Val Venosta); il frumento (proveniente solo in parte dalla Val Venosta); l’orzo (acquistato in Baviera). Poichè in Alto Adige e dintorni non esistono impianti adatti, il maltaggio dei tre ingredienti viene eseguito in Baviera. La macinazione avviene in loco, con una macchina vecchia più di cento anni, mentre l’infusione avviene in un mash tun acquistato in Scozia, utilizzando l’acqua dell’acquedotto (particolarmente adatta in quanto non dura). La fermentazione utilizza lieviti di derivazione brassicola ed avviene in washback di legno di larice locale, in un locale chiuso con condotti di aspirazione dell’anidride carbonica.
I due alambicchi provengono dalla Scozia e sono stati fabbricati, su specifiche fornite dalla Puni, dalla famosa Forsythe di Rothes. Sono stati installati con l’aiuto di personale scozzese, che ha assistito anche alla prima distillazione. Il riscaldamento del fermentato negli alambicchi prevede un metodo innovativo, ovvero l’uso di acqua ad alta temperatura nei tubi in luogo del vapore (ciò permette un controllo migliore della temperatura). La distillazione è lenta e precisa, con un taglio del “cuore” piuttosto ristretto (380 litri per ogni processo) ed un new make risultante che viene diluito dal 70% al 60% prima della messa in botte. La forma degli stills aiuta ad ottenere un distillato pulito e con molto reflusso.
La maturazione avviene in diversi tipi di botti: ex Bourbon, ex Marsala e di provenienza “vinicola” (Francia ed Alto Adige). La distilleria sta sperimentando diversi tipi di finishing. I magazzini sono di due tipi: “normale” (utilizzato per l’invecchiamento a breve termine) e bunker della seconda guerra mondiale riadattati (utilizzati per l’invecchiamento a lungo termine, grazie all’alta umidità e alla temperatura bassa). Non si possono visitare a causa di motivi fiscali: essendo soggetti a controlli del personale della Guardia di Finanza, occorre sempre entrarvi in loro presenza.
La visita si conclude nel locale di degustazione, dove attualmente vengono fatte assaggiare le due ultime espressioni della distilleria: il Nova (un tre anni invecchiato in botti ex Bourbon, molto fruttato e pericolosamente beverino) e l’Alba (due anni di invecchiamento in botti ex Marsala più uno in botti ex Islay, più deciso e corposo, oltre che, ovviamente, lievemente torbato). Fra i due la mia preferenza va decisamente al Nova... l'Alba, per quanto apprezzabile, lo trovo concettualmente un po' "impastrocchiato".
Esperienza decisamente positiva, che sarebbe stata certamente più completa con gli impianti in funzione (peccato davvero) e con la visita ai magazzini, evidentemente impossibile anche in futuro per questioni normative.
Vi lascio qualche foto!
Allegati
Non piangere mai sul whisky versato... (Jack Lemmon, A Qualcuno Piace Caldo, 1959)