da Biscolino
dom feb 19, 2017 11:57 am
Altro assaggino: Cadenhead's Bunnahabhain del 1989, imbottigliato a fine 2016, 26 anni e 45.9% di gradazione. Invecchiato in ex-Bourbon e al solito imbottigliato cosí come esce dalla botte.
Colore: é molto chiaro, un giallo paglierino molto simile al Ben Nevis che avevo giá provato. Messi fianco a fianco sono sostanzialmente identici.
Naso
Il primissimo colpo di naso mi dice albicocca, quasi frutta in mostarda, molto dolce. Poi esce un filo di torba, ma strana: come ti tabacco bagnato o forse piú tipo fieno? Erica bagnata, ecco cosa mi ricorda.
Lasciando scaldare il bicchiere, una rivoluzione: la frutta é totalmente scomparsa e, a parte quella prima nasata, non si é piú fatta vedere. Ma adesso esce prepotente una gran nota mentolata, freschissima. E il fumo, dietro, si é trasformato in carne alla brace, pancetta ben abbrustolita e croccante. Ma sempre con questa dominante balsamica, molto forte e molto fresca. Mi ricorda una bella grigliata di carne grassa con mentuccia fresca sbriciolata sulle verdure.
E' un fumo alla Lagavulin, ma piú soft e meno invasivo.
Palato
Il naso non mentiva: fresco e mentolato con quella leggera torba in sottofondo a dargli corpo, a renderlo piú rotondo. Buono, mi piace decisamente: non é molto complesso per essere un 26 anni, colpa soprattutto di questa menta che sovrasta tutto, ma nel suo insieme é completo cosí. All'alcool poi va una menzione di merito: é perfetto. C'é e ha fatto il suo dovere nel costruire e arricchire il bouquet, ma nel bicchiere non infastidisce nemmeno dopo molteplici sorsi. E' giusto, si beve tranquillamente anche senza aggiungere acqua fino alla fine.
Col tempo si riescono ad intravedere nel sottofondo anche sentori di pepe (bianco e verde, azzarderei) e ancora erica umida di prima mattina.
Solo dopo molto realizzo che non sento il malto: normalmente lo considero scontato, bene o male si trova sempre nel bicciere, mentre qui a ben pensarci non lo sento. Se c'é, é ben coperto dal resto.
Dopo un'oretta é saltato fuori un litchis non troppo maturo, quasi spiazzante da quanto é stato netto il sentore ed altrettanto rapido nello scomparire dal bicchiere.
Finale:
Resta in bocca questa sensazione di menta, con un tenue filo di fumo dolciastro a fare da sfondo.
Solo dopo molto, quando tutto il resto si é dissolto, resta flebile un fondo di malto, noccioloso. Ma devi proprio andarlo a cercare.
Overall:
Molto particolare questa nota mentolata e balsamica che domina tutto, dal naso al finale. Oltretutto non é quel sentore di menta secca, infuso di menta, che ho sentito anche in altri whisky: questa sembra fresca, foglia appena colta. L'unico altro distillato che ricordo avesse questa nota cosí balsamica era un Brandy Villa Zarri, ma in quel caso declinava piú sul ginepro, su note meno fresche e piú corpose.
Sicuramente si discosta dai classici whisky dolci e fruttati. Nel suo complesso non é nemmeno dolce: ha un bilanciamento spostato verso note verdi, fresche, controbilanciate da un corpo caldo di barbecue
ad arrotondarlo.
Nota finale: L'etá qui ha lavorato soprattutto nel renderlo mansueto, anziché arricchirlo di legno e frutta. Non ci sono tannini, non c'é l'effetto del rovere, che dopo la vaniglia comincia a liberare note piú corpose e leganti. La botte in questo caso non ha agito sul corpo, che appunto mi é sembrato quasi troppo semplice per quell'etá, ma ha tirato fuori prepotente quel colpo balsamico inaspettato che te lo rende cosí facile da bere: non lo vedo come un dram per scaldarmi nelle fredde serate invernali, ma piuttosto per accompagnare l'estate come fosse un bicchiere di té freddo.
L'idea che mi sono fatto é di una botte non troppo attiva: una di quelle che possono portarti il distillato ai 30 anni e forse piú. Quei 45 gradi suggeriscono anche una certa predisposizione a respirare molto, che quindi le avrebbe tagliato le gambe tra non molti anni. La scelta probabilmente é stata di scommettere su quell'anima mentolata prima che cominciasse ad attenuarsi, anziché tentare di portare la botte ancora piú avanti.
Colore: é molto chiaro, un giallo paglierino molto simile al Ben Nevis che avevo giá provato. Messi fianco a fianco sono sostanzialmente identici.
Naso
Il primissimo colpo di naso mi dice albicocca, quasi frutta in mostarda, molto dolce. Poi esce un filo di torba, ma strana: come ti tabacco bagnato o forse piú tipo fieno? Erica bagnata, ecco cosa mi ricorda.
Lasciando scaldare il bicchiere, una rivoluzione: la frutta é totalmente scomparsa e, a parte quella prima nasata, non si é piú fatta vedere. Ma adesso esce prepotente una gran nota mentolata, freschissima. E il fumo, dietro, si é trasformato in carne alla brace, pancetta ben abbrustolita e croccante. Ma sempre con questa dominante balsamica, molto forte e molto fresca. Mi ricorda una bella grigliata di carne grassa con mentuccia fresca sbriciolata sulle verdure.
E' un fumo alla Lagavulin, ma piú soft e meno invasivo.
Palato
Il naso non mentiva: fresco e mentolato con quella leggera torba in sottofondo a dargli corpo, a renderlo piú rotondo. Buono, mi piace decisamente: non é molto complesso per essere un 26 anni, colpa soprattutto di questa menta che sovrasta tutto, ma nel suo insieme é completo cosí. All'alcool poi va una menzione di merito: é perfetto. C'é e ha fatto il suo dovere nel costruire e arricchire il bouquet, ma nel bicchiere non infastidisce nemmeno dopo molteplici sorsi. E' giusto, si beve tranquillamente anche senza aggiungere acqua fino alla fine.
Col tempo si riescono ad intravedere nel sottofondo anche sentori di pepe (bianco e verde, azzarderei) e ancora erica umida di prima mattina.
Solo dopo molto realizzo che non sento il malto: normalmente lo considero scontato, bene o male si trova sempre nel bicciere, mentre qui a ben pensarci non lo sento. Se c'é, é ben coperto dal resto.
Dopo un'oretta é saltato fuori un litchis non troppo maturo, quasi spiazzante da quanto é stato netto il sentore ed altrettanto rapido nello scomparire dal bicchiere.
Finale:
Resta in bocca questa sensazione di menta, con un tenue filo di fumo dolciastro a fare da sfondo.
Solo dopo molto, quando tutto il resto si é dissolto, resta flebile un fondo di malto, noccioloso. Ma devi proprio andarlo a cercare.
Overall:
Molto particolare questa nota mentolata e balsamica che domina tutto, dal naso al finale. Oltretutto non é quel sentore di menta secca, infuso di menta, che ho sentito anche in altri whisky: questa sembra fresca, foglia appena colta. L'unico altro distillato che ricordo avesse questa nota cosí balsamica era un Brandy Villa Zarri, ma in quel caso declinava piú sul ginepro, su note meno fresche e piú corpose.
Sicuramente si discosta dai classici whisky dolci e fruttati. Nel suo complesso non é nemmeno dolce: ha un bilanciamento spostato verso note verdi, fresche, controbilanciate da un corpo caldo di barbecue
ad arrotondarlo.
Nota finale: L'etá qui ha lavorato soprattutto nel renderlo mansueto, anziché arricchirlo di legno e frutta. Non ci sono tannini, non c'é l'effetto del rovere, che dopo la vaniglia comincia a liberare note piú corpose e leganti. La botte in questo caso non ha agito sul corpo, che appunto mi é sembrato quasi troppo semplice per quell'etá, ma ha tirato fuori prepotente quel colpo balsamico inaspettato che te lo rende cosí facile da bere: non lo vedo come un dram per scaldarmi nelle fredde serate invernali, ma piuttosto per accompagnare l'estate come fosse un bicchiere di té freddo.
L'idea che mi sono fatto é di una botte non troppo attiva: una di quelle che possono portarti il distillato ai 30 anni e forse piú. Quei 45 gradi suggeriscono anche una certa predisposizione a respirare molto, che quindi le avrebbe tagliato le gambe tra non molti anni. La scelta probabilmente é stata di scommettere su quell'anima mentolata prima che cominciasse ad attenuarsi, anziché tentare di portare la botte ancora piú avanti.