da Biscolino
lun giu 12, 2017 3:48 pm
Bene, visto che quando Cookie stuzzica io non posso resistere, alla fine ho deciso di sfidare caldo e sole per aprire questo….. ehm…… coso. Si, perché in effetti è un po’ una roba strana: è fatto al 100% da mais e si fa chiamare Moonshine, ma rispetto alla categoria è anomalo perché viene invecchiato comunque 3 anni prima della vendita.
Ma veniamo alla degustazione che è meglio.
Colore: è un giallo/grigio da Pinot, molto chiaro. Però in trasparenza non sembra bello cristallino: sembra come se fosse leggermente fosco, nebbioso, ma di poco.
Naso: è difficile interpretarlo quando si è abituati ai whisky. Si, perché tutto si può dire tranne che ricordi qualunque cosa venga normalmente venduta come distillato di cereali invecchiato. Coi descrittori ufficiali e ufficiosi (burro, marshmallow, mais) devo dire subito che non mi ci trovo per niente, quindi vado a braccio: a me ricorda l’asparago selvatico, c’è un sentore di “verde”, di “verdura”. Non dolce, non particolarmente aggressivo (dov’è l’alcool?), ma un qualcosa di unico e allo stesso tempo semplice. Niente sentori dietro sentori dietro altri sentori, ma molto schietto e diretto. La prima cosa che senti è quella che ti ritrovi anche dopo.
Palato: mi ritrovo con quell’asparago selvatico. E qui arriva la sorpresa: moonshine di 3 anni… mi sarei aspettato la classica asfaltata tipo distillato ancora neonato e invece l’alcool non c’è, va giù come l’acqua! Mi richiama sempre questa impressione di asparago o forse di un mais bollito ancora un po’ verde. Solo molto nel sottofondo si intuisce un minimo sentore di diluente che ricorda un po’ i bourbon, ma è difficile da cogliere e si fa sentire solo ogni tanto. Sicuramente qui di legno vergine non ne hanno usato, altrimenti dopo 3 anni sarebbe stato tutta un’altra cosa: il tipico rovere con la sua ciliegia, la sua vaniglia e il suo diluente alla nitro non c’è. Queste erano botti poco attive, probabilmente con diversi refill alle spalle, che quindi non hanno coperto il germe del mais che si sente al bicchiere.
Finale: non esiste. Cioè, è talmente alcoolicamente blando e semplice nei sapori che lascia poi la bocca pulita e neutra. Quel vago sentore di mais misto a qualcosa di più verde (come dire, mi viene da pensare al gusto che, nella mia mente, dovrebbe avere la foglia esterna della pannocchia se bollita e mangiata…..) accompagna dall’inizio alla fine l’esperienza e si spegne tranquillamente in bocca.
Che dire: non è un bourbon, costa poco (come un bourbon…) e ha quel diverso spiazzante che sotto sotto mi piace. Questo è quello che penso se mi dico “dram estivo”. Non lo allungherei, al massimo lo raffredderei un po’ (ma mica tanto, eh. Rimettilo a 19 gradi ed è già perfetto). Non ce lo vedo però in nessun cocktail, o quantomeno non in sostituzione di un whisky: troppo diverso e troppo leggero, diventerebbe quasi ininfluente. Probabilmente andrebbe bene in un cocktail studiato ad hoc, ma non in una ricetta già esistente.
Comprato per scherzo, interessato più al contenitore che al contenuto, ma alla fine invece devo dire che tra il ricomprare questo o riprendere un JD Single Barrel piuttosto che un Woodford, la scelta cadrebbe su questo. E’ quel diverso che ogni tanto ti vien voglia di bere (e se invece ho voglia di diluente, vado in garage a sniffarmi una tolla che faccio prima...)
Ma veniamo alla degustazione che è meglio.
Colore: è un giallo/grigio da Pinot, molto chiaro. Però in trasparenza non sembra bello cristallino: sembra come se fosse leggermente fosco, nebbioso, ma di poco.
Naso: è difficile interpretarlo quando si è abituati ai whisky. Si, perché tutto si può dire tranne che ricordi qualunque cosa venga normalmente venduta come distillato di cereali invecchiato. Coi descrittori ufficiali e ufficiosi (burro, marshmallow, mais) devo dire subito che non mi ci trovo per niente, quindi vado a braccio: a me ricorda l’asparago selvatico, c’è un sentore di “verde”, di “verdura”. Non dolce, non particolarmente aggressivo (dov’è l’alcool?), ma un qualcosa di unico e allo stesso tempo semplice. Niente sentori dietro sentori dietro altri sentori, ma molto schietto e diretto. La prima cosa che senti è quella che ti ritrovi anche dopo.
Palato: mi ritrovo con quell’asparago selvatico. E qui arriva la sorpresa: moonshine di 3 anni… mi sarei aspettato la classica asfaltata tipo distillato ancora neonato e invece l’alcool non c’è, va giù come l’acqua! Mi richiama sempre questa impressione di asparago o forse di un mais bollito ancora un po’ verde. Solo molto nel sottofondo si intuisce un minimo sentore di diluente che ricorda un po’ i bourbon, ma è difficile da cogliere e si fa sentire solo ogni tanto. Sicuramente qui di legno vergine non ne hanno usato, altrimenti dopo 3 anni sarebbe stato tutta un’altra cosa: il tipico rovere con la sua ciliegia, la sua vaniglia e il suo diluente alla nitro non c’è. Queste erano botti poco attive, probabilmente con diversi refill alle spalle, che quindi non hanno coperto il germe del mais che si sente al bicchiere.
Finale: non esiste. Cioè, è talmente alcoolicamente blando e semplice nei sapori che lascia poi la bocca pulita e neutra. Quel vago sentore di mais misto a qualcosa di più verde (come dire, mi viene da pensare al gusto che, nella mia mente, dovrebbe avere la foglia esterna della pannocchia se bollita e mangiata…..) accompagna dall’inizio alla fine l’esperienza e si spegne tranquillamente in bocca.
Che dire: non è un bourbon, costa poco (come un bourbon…) e ha quel diverso spiazzante che sotto sotto mi piace. Questo è quello che penso se mi dico “dram estivo”. Non lo allungherei, al massimo lo raffredderei un po’ (ma mica tanto, eh. Rimettilo a 19 gradi ed è già perfetto). Non ce lo vedo però in nessun cocktail, o quantomeno non in sostituzione di un whisky: troppo diverso e troppo leggero, diventerebbe quasi ininfluente. Probabilmente andrebbe bene in un cocktail studiato ad hoc, ma non in una ricetta già esistente.
Comprato per scherzo, interessato più al contenitore che al contenuto, ma alla fine invece devo dire che tra il ricomprare questo o riprendere un JD Single Barrel piuttosto che un Woodford, la scelta cadrebbe su questo. E’ quel diverso che ogni tanto ti vien voglia di bere (e se invece ho voglia di diluente, vado in garage a sniffarmi una tolla che faccio prima...)