Di tutto un po': per riflettere sul mondo del whisky (e non solo), ma anche per ridere
da arpadanese sab ago 26, 2017 9:20 pm
Lorenzo_P ha scritto:Guarda la cassoeula vegan! :lollol:


Esatto......esempio perfetto :lollol: :lollol: :lollol:

Si è sapienti quando si beve bene: chi non sa bere, non sa nulla. (Nicolas Boileau 1636-1711)

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da Biscolino dom ago 27, 2017 9:52 am
Lorenzo_P ha scritto:Guarda la cassoeula vegan! :lollol:

Non scrivere ocenitá!!!

Comunque secondo me il bourbon vende perché é quello che é adesso: anche senza violare disciplinari o altro, basta vedere quanti bourbon invecchiati ci sono sul mercato rispetto ai NAS: in altre parole, perché quelli che invecchiano fino ai 12 anni sono cosí rari? Il mercato del bourbon si aspetta di bere bourbon nudo e crudo, non chiede evoluzioni. Siamo piú noi europei che, abituati al whisky scozzese, ci facciamo la domanda e siamo curiosi di sentire qualcosa di diverso.

Guardiamo in italia: nei nostri bar/locali sono presenti quando va bene tre o quattro bottiglie di whisky (parlo dei bar generici, non dei locali specializzati o dei cocktail bar) e di queste, se va bene, ne vendono un bicchiere o due alla settimana. Praticamente un prodotto di nicchia.

In america invece qualunque locale ha le sue bottiglie di bourbon e dopo la birra é forse la cosa che vende di piú. E' un prodotto di massa e come tale la richiesta é per qualcosa di facilmente bevibile. Un po' come il Moonshine: lo vendono come niente, in svariate aromatizzazioni il cui comune carattere é l'essere dolci e beverini. E pure da noi, qual'é quello che non manca in nessun bar e anche l'unico che il classico bimbominkia in cerca di sbronza alternativa riesce a bere? JD, perché ammettiamolo: i distillati dolciastri (brandy, rum, e cognac rimaneggiati o liquori vari) si vendono come il pane al grande pubblico (Psenner insegna, tanto per buttarne in mezzo uno tra tanti).

Con un mercato del genere, chi te lo fa fare di cercare qualcosa di diverso, che richiede quel qualcosa in piú per essere apprezzato? Questo lo lasci a quei pochi che vogliono osare, che vogliono affrontare un mercato di nicchia con volumi molto inferiori e che guardano piú all'europa. Sul suolo americano ti conviene fare il bourbon classico e vendere milioni di litri come se non ci fosse un domani.

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da CaskStrength mar set 05, 2017 6:09 pm
Biscolino ha scritto:Comunque secondo me il bourbon vende perché é quello che é adesso: anche senza violare disciplinari o altro, basta vedere quanti bourbon invecchiati ci sono sul mercato rispetto ai NAS: in altre parole, perché quelli che invecchiano fino ai 12 anni sono cosí rari?
Credo che dipenda principalmente dal fatto che le temperature sono più alte, per cui l'angel's share è elevato... e anche dal fatto che le botti sono nuove e marcano parecchio.

Biscolino ha scritto: Il mercato del bourbon si aspetta di bere bourbon nudo e crudo, non chiede evoluzioni. Siamo piú noi europei che, abituati al whisky scozzese, ci facciamo la domanda e siamo curiosi di sentire qualcosa di diverso
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Con un mercato del genere, chi te lo fa fare di cercare qualcosa di diverso, che richiede quel qualcosa in piú per essere apprezzato? Questo lo lasci a quei pochi che vogliono osare, che vogliono affrontare un mercato di nicchia con volumi molto inferiori e che guardano piú all'europa. Sul suolo americano ti conviene fare il bourbon classico e vendere milioni di litri come se non ci fosse un domani.
Certamente ci sarà un effetto "mercato di massa", però a questo punto mi chiedo chi glielo faccia fare, ad esempio, a Four Roses (il cui prodotto entry level è proprio pensato per i grandi numeri) di star lì ad impazzire con cinque lieviti e due mashbill che ti danno dieci tipi diversi di distillato...
In altre parole: se anche Four Roses, che è grossa e "di massa", cerca di inserire nella gamma dei prodotti più caratterizzati, che affiancano l'inevitabile entry-level "di traino", vuol dire che una certa attenzione esiste... e, dunque, se posso avere un "aiutino" da parte del finishing come ha fatto Maker's Mark per dribblare gli stretti paletti del disciplinare... perchè non usarlo?

Non piangere mai sul whisky versato... (Jack Lemmon, A Qualcuno Piace Caldo, 1959)
da Biscolino mar set 05, 2017 10:42 pm
CaskStrength ha scritto:Certamente ci sarà un effetto "mercato di massa", però a questo punto mi chiedo chi glielo faccia fare, ad esempio, a Four Roses (il cui prodotto entry level è proprio pensato per i grandi numeri) di star lì ad impazzire con cinque lieviti e due mashbill che ti danno dieci tipi diversi di distillato...
In altre parole: se anche Four Roses, che è grossa e "di massa", cerca di inserire nella gamma dei prodotti più caratterizzati, che affiancano l'inevitabile entry-level "di traino", vuol dire che una certa attenzione esiste... e, dunque, se posso avere un "aiutino" da parte del finishing come ha fatto Maker's Mark per dribblare gli stretti paletti del disciplinare... perchè non usarlo?

Eh, ma io ho l'impressione che il mercato americano non se li fili piú di tanto questi imbottigliamenti particolari: mi da l'idea che questi vendano di piú sui mercati esteri. Poi ovvio, anche in america ci sono quelli che apprezzano roba di livello superiore, peró é una nicchia: da loro nei bar il whsky si vende tanto e bene, peró deve essere a buon mercato e andar giú facile. Se sei grosso probabilmente hai dietro una multinazionale che vuole il fatturato, quindi sei anche spinto nella direzione dei grossi volumi facili da piazzare: i piú piccolini invece hanno uno smercio piú limitato, non hanno dietro degli azionisti che vogliono gli utili e quindi ci mettono ancora lo spirito di iniziativa, la fatica e il rischio.

Lo vedo anche nel mio campo: io lavoro per una ditta che é tra le prime 10 al mondo per produzione di microchip con piú di 20.000 tra designer e ingegneri, quindi abbiamo la potenza di fuoco per inventarci dispositivi che facciano l'impossibile. Peró non lo facciamo, perché dobbiamo fatturare, dobbiamo essere sul mercato velocemente e non dobbiamo sbagliare, quindi pochi rischi e tirare avanti. Poi mi saltano fuori come funghi dittarelle di 50 persone che si presentano con un design, ci chiedono di metterglielo sul mercato e scopri che hanno in mano roba che tutti i nostri design center messi assieme manco si sognano.

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