Di tutto un po': per riflettere sul mondo del whisky (e non solo), ma anche per ridere
da bob sbaly gio set 06, 2018 11:15 pm
Il marketing (e da qui le storie che servono a mascherarlo…) è l'alibi, e probabilmente il fine ultimo, per spacciare come positivamente tradizionali pratiche che con la traduzione (e il patrimonio culturale) nulla hanno a che fare! Proprio perché il web e le sue "facili" informazioni sono alla portata di tutti, non sono sicuro che alla lunga tutto questo risulti vantaggioso per le vendite: ad un certo punto ci si stufa di essere presi per i fondelli…!!

Whisky is like sex:
when it's good, it's good
when it's bad, it's still pretty good
da FedeNovara lun set 10, 2018 10:50 pm
bob sbaly ha scritto:Il marketing (e da qui le storie che servono a mascherarlo…) è l'alibi, e probabilmente il fine ultimo, per spacciare come positivamente tradizionali pratiche che con la traduzione (e il patrimonio culturale) nulla hanno a che fare! Proprio perché il web e le sue "facili" informazioni sono alla portata di tutti, non sono sicuro che alla lunga tutto questo risulti vantaggioso per le vendite: ad un certo punto ci si stufa di essere presi per i fondelli…!!


Bob, rispondo a te ma solo per cercare di dare un ordine alle idee (confuse) che ho in mente.
Il marketing, soprattutto se da parte di aziende grosse, prima studia il mercato e poi crea il prodotto. Questa è la norma, di "invenzioni" se ne conoscono ben poche (la ruota, il fuoco, l'internet, etc).

Se non ricordo male, il buon Ruben di whiskynotes, dopo un viaggio a Jerez, aveva scritto un articolo piuttosto onesto in cui dichiarava che praticamente tutte le botti ex-sherry prodotte in Spagna destinate al whisky sono costruite appositamente e lo sherry tanto decantato in etichetta ci rimane ben poco, qualche settimana o qualche mese, e soprattutto la botte non viene mai riempita completamente ma tutt'altro. E' una truffa? Non so.

Inoltre, la percentuale di gente che fa le pulci alle distillerie è davvero irrisoria, la nicchia della nicchia della nicchia. In Italia saremo in 500, ottimisticamente parlando. Economicamente parlando, una percentuale molto bassa di gente che non sposta di nulla il mercato. Abbiamo noi il controllo sui nostri acquisti, decidiamo di conseguenza. E beviamo, che ne abbiamo bisogno! :slainte: :slainte: :slainte:

http://www.iobevotanto.it
Il whisky continua a fare schifo.
da CaskStrength mar set 11, 2018 4:42 pm
FedeNovara ha scritto:Inoltre, la percentuale di gente che fa le pulci alle distillerie è davvero irrisoria, la nicchia della nicchia della nicchia. In Italia saremo in 500, ottimisticamente parlando. Economicamente parlando, una percentuale molto bassa di gente che non sposta di nulla il mercato. Abbiamo noi il controllo sui nostri acquisti, decidiamo di conseguenza. E beviamo, che ne abbiamo bisogno! :slainte: :slainte: :slainte:
...ecco, questo è un punto cardine della questione... il bevitore informato fa poco numero e non ha incidenza sulle strategie commerciali di distillerie/multinazionali. La cosa non mi piace per nulla, ma tocca farsene una ragione. Allargando il discorso al "bere" in generale, basta vedere quanta poca preparazione ha in media chi serve bevande alcoliche ai clienti nei locali: le informazioni (anche di base, non si pretende sempre di cavillare su tutto) girano poco o per nulla e a molta gente basta solo sedersi e sentirsi chiedere "bianco o rosso" quando ordinano vino o prendere una "birra chiara media" e vivere felici...

Non piangere mai sul whisky versato... (Jack Lemmon, A Qualcuno Piace Caldo, 1959)
da FedeNovara mar set 11, 2018 5:54 pm
Assolutamente, ma mi sembra che da qualche tempo ci sia maggiore attenzione ai prodotti. Sarà probabilmente una moda del momento, ma pensiamo al gin. Da prodotto di nicchia estrema (tanto che in Italia di blog dedicati al gin ne conosco uno), ormai qualsiasi bar medio ne ha venti, trenta. Speriamo bene anche per il nostro comune amico!

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Il whisky continua a fare schifo.
da Count Dramcula mar set 11, 2018 6:24 pm
Parlando di marketing, a me una cosa che un po' me fà rosicà è come le distillerie di gin si arrabattino per creare bottiglie e confezioni che paghino l'occhio e diano un valore aggiunto all'esperienza del bere, proprio perché la clientela sempre più larga (e hipster) alla quale si rivolgono vuole queste cose.

Se guardiamo anche ai recenti rebranding di Jura, Old Pulteney & co., le bocce e le etichette rimangono di una tristezza disarmante a confronto. Ho capito the non tutti vogliono (o hanno le capacità) di creare le etichette di TBWC o Compass Box, così come ho capito che rompere le tradizioni significa mettersi contro i bevitori hardcore avanti d'età, ma forse un compromesso lo si può trovare.

E ben poche distillerie di whisky (alcune delle quali fanno gin hipsterissimo!) fanno qualcosa per cambiare il trend. Al contrario, spremono al limite chi già beve (e colleziona) alzando i prezzi facendo leva su un allargamento del mercato non salutare (come sarebbe tirar dentro i giovani), ma estremamente proficuo nel breve periodo (mercati orientali che badano al nome e non alla sostanza + gente con più soldi che papille gustative).

Non mi resta che sperare che, all'esplosione della bolla, Tomatin diventi la nuova Port Ellen così per quel 2002 Cabernet Sauvignon che ho in archivio un 9-10k van via facili :mrgreen:
da Beefheart mer set 12, 2018 11:37 am
Personalmente non devo venderlo e quindi mi auguro che il (o lo, se preferite) whisky non diventi mai modaiolo come è ora il gin. Sarebbe la sua fine.
Spero di non essere troppo snob se dico che la massificazione non giova alla qualità.

E poi io ero rimasto che quando aumenta la domanda cala l'offerta e viceversa, ovvero lasciamo che l'hipsteria collettiva si sveni con le richiestissime ed irrinunciabili bottiglie ottagonali di gin di tendenza, così magari i nostri nicchiosi single malt "che non li vuole nessuno" si fanno un attimo più avvicinabili. Tanto più che venendo a mancare il dogma dell'age statement non c'è più neanche la "scusa" dell'invecchiamento :roll:

Mio Dio, tanto mi piace bere Scotch che a volte penso che il mio nome sia Igor Stra-whisky.
(Igor Stravinsky)
da Andrea B. mer set 12, 2018 11:59 pm
CaskStrength ha scritto: il bevitore informato fa poco numero e non ha incidenza sulle strategie commerciali di distillerie/multinazionali. La cosa non mi piace per nulla, ma tocca farsene una ragione.

Ma il bevitore informato, il blogger, lo youtuber possono divulgare e comunicare la cultura, l'arte e la tradizione (si, tradizione!) che stanno dietro una bottiglia di whisky. È quello che fate voi con questo ottimo forum che attira gente curiosa che, leggendo e informandosi, si sente spinta ad approfondire, a indagare, ad assaggiare e quindi ad acquistare. E i neofiti (come me) non si mettono certo ad acquistare bottiglie da centinaia di euro che non sarebbero in grado di apprezzare, ma iniziano dalle basi, dai Glenlivet e dai glencosolì, allargando così la base.
da Gotan gio set 13, 2018 9:09 am
angelshare ha scritto:
Ricordo quando Macallan ha smesso di fare imbottigliamenti base in sherry tutti hanno urlato allo scandalo, ah che schifo i fine oak, vergoniaaa, siamo indiniatiii. Ma erano quindi più autentici allora o adesso che usano botti seasoned?


Forse il problema è la qualità dei fine oak, che pochi hanno gradito, me incluso. Oltre tutto, perché buttare a mare uno dei segni distintivi della distilleria, cioè la maturazione in sherry? Tant'è vero che Glendronach ha preso il posto di Macallan, nella vetrinetta di tanti appassionati. O no? Non credo che nessuno, messo di fronte a un dram di Glendronach, si lamenti del fatto che non ci sono più gli ex sherry di una volta,o che usano botti non tradizionali. Nel frattempo c'è stato un bel salto generazionale, le ultime botti ex sherry "vere" risalgono alla fine degli anni 70, max inizio anni 80, se non ho inteso male. Ipotizzando un invecchiamento "medio" di 15 anni, vuol dire che la maggior parte dei whisky in sherry "seasoned" in commercio ha iniziato a essere messa sul mercato a inizio o metà anni 90, cioè 20 25 anni fa.

Accumula oggi e non pentirti domani!
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da FedeNovara gio set 13, 2018 2:55 pm
Io penso che le botti in giro attualmente siano più controllate di 50/60 anni fa, ma a volte vengono "spinte" al massimo per influenzare lo spirito in meno tempo (vedi tutti i woods e i recharring e i seasoned).
Ho notato comunque che anche Macallan, dopo la sbandata dei vari sienna amber ruby, sta provando a tornare lentamente ai vecchi legni. Le denominazioni che danno delle botti che usano sono folkloristiche e immagino facciano colpo su chi non è informato adeguatamente.
"ex-sherry american oak 2nd fill recharred"-> scrivi sherry e siamo tutti più contenti.

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Il whisky continua a fare schifo.
da angelshare sab set 15, 2018 10:36 pm
Ho riassaggiato il fine oak 12 due volte e degustato alla cieca ma anche vicino ad altri malti blasonati, anche della medesima distilleria non ha sfigurato, anzi. Però si è portato dietro un’aurea di sfiga e di giudizi prevenuti, compreso il mio. In quanto al dronach secondo me col Macallan ha più differenze che similitudini. Penso che l’unico modo per fare un prodotto simile ai macallan di quelli “mitici” sia fare un blended malt.

Davide Terziotti
angelshare.it
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