Di tutto un po': per riflettere sul mondo del whisky (e non solo), ma anche per ridere
da Gotan sab nov 07, 2020 6:24 pm
Sicuramente c'è stata una certa evoluzione negli ultimi anni, i progetti di Local Barley e simili hanno preso piede, e con il lancio dei primi Waterford sembra che si voglia spingere sempre più in là. C'è stata una interessante discussione su un gruppo Facebook pochi giorni fa, Davide Terziotti parlava di uno studio che dovrebbe essere pubblicato a breve, ma ancora parziale, in cui pare che la stessa varietà nello stesso campo per 3 anni di fila dia caratteristiche molto simili mentre differisce da un altra parcella che ha composizione di terreno diversa.

In tutto questo vorrei spendere 2 parole sul luogo di maturazione, oggi molto trascurato: quanto del whisky viene maturato presso la distilleria, e quanto altrove, benchè in Scozia? A me è scesa la poesia, quando ho capito che la maggior parte del whisky di Islay non viene fatto maturare lì. Anche questo, per me, è "terroir".

Voi che ne pensate?

Accumula oggi e non pentirti domani!
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da Beefheart sab nov 07, 2020 11:17 pm
Gotan ha scritto:...vorrei spendere 2 parole sul luogo di maturazione, oggi molto trascurato: quanto del whisky viene maturato presso la distilleria, e quanto altrove, benchè in Scozia? A me è scesa la poesia, quando ho capito che la maggior parte del whisky di Islay non viene fatto maturare lì. Anche questo, per me, è "terroir".

Voi che ne pensate?


Anche secondo me lo è. Anzi il luogo di maturazione, sino a prima che l'attenzione si spostasse su coltivazioni e fattorie locali, mi veniva sempre 'venduto' come una delle due sole espressioni di teorroir credibili nel whisky (l'altra è la torba).
Poi c'è l'altra annosa questione in merito, che è quella dell'acqua e sulla quale continuo a leggere pareri eterogenei.
Insomma... varietà d'orzo, specifica fattoria, annata, ubicazione del magazzino, caratteristiche dell'acqua, tipologia di torba... quanto di tutto questo è sostanziale e quanto è marketing? quanto ha senso dargli peso?

Mio Dio, tanto mi piace bere Scotch che a volte penso che il mio nome sia Igor Stra-whisky.
(Igor Stravinsky)
da angelshare dom nov 08, 2020 10:17 am
Mark aveva fatto vedere alcuni di questi grafici durante la diretta di Maggio con WCI, gli ho chiesto aggiornamenti in merito (mi ha chiesto di non divulgare la ricerca parziale) in quanto non ancora terminata. Dice che manca poco alla pubblicazione.
Concordo sul discorso maturazione, ci martellano con le zone di produzione ma tanti whisky di Islay maturano sulla tangenziale di Glasgow.
Detto questo mi sento totalmente in disaccordo con chi parla di "operazione di marketing" in modo dispregativo. Certamente c'e' del marketing, altrimenti sarebbe alquanto difficile emergere in un mercato captive.
Tuttavia ci sono alcuni punti che spostano il discorso su un campo puramente "politico", il nostro vecchio premier direbbe una scelta di campo (e mai il termine fu piu' pertinente).
Il fatto che una bevanda arrivi da una materia prima e che questa sia solamente utilizzata per massimizzare la resa e' gia' un controsenso, leggiamo ovunque che "wood makes the whisky" e "barrel is the king" ma si tratta comunque di una intepretazione "moderna" del whisky, che ha portato certamente piu' stabilita', qualita' media piu' alta ma meno diversita' e picchi di eccellenza.
Il secondo punto, la gestione di questa diversita' costa tanti soldi. Waterford deve separare tutti i raccolti e gestirli in modo efficiente, Dornoch paga l'orzo molti soldi perche' e' maltato a pavimento e arriva da vecchie varieta'. Un raccolto di Bere Barley costa molto di piu' di un Odissey.
Il terzo punto e' che molti di voi hanno assaggiato Bere Barley di un paio di distillerie o degli Organic. I piu' aggiornati e fortunati i new make di Waterford o della stessa Dornoch o l'esperimento di Bruichladdich che divise la Scozia (mi pare) in 8 zone. Si tratta di prodotti completamente diversi tra loro e da quelli prodotti dalla distilleria stessa nella "linea".
Altro punto, chi deride il biodinamico o il biologico metta da parte questioni ideologiche, tenendo conto che comunque lavorare la terra senza snaturarla e' gia' una buona cosa, posso capire lo scetticismo di alcuni su alcune pratiche quasi sciamaniche ma rimaniamo nel concreto. Si tratta principalmente di una scelta necessaria per dimostrare il proprio assunto. Se si partisse da orzo coltivato in maniera libera le differenze di "terroir" svanirebbero e sarebbero soggette a maggiori aleatorieta'. Il biologico/dinamico serve per partire tutti dallo stesso punto per togliere gradi di liberta'. Stessa varieta' di orzo, stesso processo produttivo, stessi metodi di coltivazione.

Davide Terziotti
angelshare.it
Notizie e curiosita' dal pianeta whisky
da angelshare dom nov 08, 2020 10:24 am
Beefheart ha scritto:Anche secondo me lo è. Anzi il luogo di maturazione, sino a prima che l'attenzione si spostasse su coltivazioni e fattorie locali, mi veniva sempre 'venduto' come una delle due sole espressioni di teorroir credibili nel whisky (l'altra è la torba).
Poi c'è l'altra annosa questione in merito, che è quella dell'acqua e sulla quale continuo a leggere pareri eterogenei.
Insomma... varietà d'orzo, specifica fattoria, annata, ubicazione del magazzino, caratteristiche dell'acqua, tipologia di torba... quanto di tutto questo è sostanziale e quanto è marketing? quanto ha senso dargli peso?


I miei two cents (Parlo di distillerie scozzesi dove non vi e' alcun controllo di temperatura o utilizzo di enzimi aggiunti e lasciando da parte i casi particolari):
[list=]Acqua: ha influenza solo se si usa un processo produttivo "da birrificio". Cioe' lieviti "da birra" e non i famigerati "distiller" e magari orzo di tipo diverso dall'attuale.
Ubicazione del magazzino: si
Varieta' di orzo: si
Lieviti: si
Forma alambicco: so
Tipologia di torba: si, ma conta molto anche come viene "cavata"[/list]

Nel whisky moderno tutti i "si" diventano piccolissimi davanti al SI enorme del tipo di cask.

Davide Terziotti
angelshare.it
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