Ciao Claudio, a mio avviso dipende cosa si chiede ad un concorso e soprattutto da chi è composta la giuria. Per esempio al fine di giudicare la qualità del prodotto, nel caso in cui ci fosse una giuria di esperti degustatori, a mio avviso, è obbligatoria la sessione Blind; perchè non provoca condizionamenti impliciti.
Nel caso in cui la giuria non fosse composta da esperti degustatori va benissimo anche la sessione Open. Ieri, in degustazione a Bologna The Glenlivet 18 yo è stato ritenuto di gran lunga inferiore al Longmorn 16 yo, ovviamente da una giuria di persone comuni che valutano a livello di sensazioni personali.

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Le sessioni blind hanno pro e contro, come i vostri due interventi dimostrano.
Mi spiego. Nella birra si fanno, ma ci sono gli stili di riferimento codificati perfettamente da dai "manuali" (es bjcp.org). I giudici conoscono lo stile, es. Bitter, arriva la birra dichiarata con quello stile, quanto ne e' piu' aderente tanto piu' prende un punteggio alto.
Nel whisky questo non c'e', e se si giudica "asetticamente" profumi come il fenolico (es. torba o il medicinale) potrebbero esseere qualificati come difetti e penalizzare il giudizio. Quindi quello che dice Claudio comunque ha senso perche' se vai a degustare alla cieca un Octomore che vuole essere estremo, lo penalizzi di brutto. Se invece loi sai dici, cavolo che miracolo sto whisky, tutta sta torba e comunque abbastanza equilibrato.
Un panel di 9 persone comunque da sempre risultati abbastanza attendibili e toglie un po' di rumore di fondo. Poi mica e' la legge, per fortuna ci sono i gusti personali.

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L'algoritmo usato da Giuseppe non e' stato reso noto (a me) mi sarebbe piaciuto conoscerlo (negli altri concorsi regole e presidente di giuria devono essere dichiarati). Bene che si sia fatto il best whisky numero zero in questo modo, risultato molto positivo.

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The Glenlivet trionfa al Milano Whisky Festival 2012
http://www.italgrob.it/sezione.asp?IdPo ... %20spirits