da Biscolino
ven lug 21, 2017 9:55 am
Ok, ogni tanto anche a me ne va un dritta: ieri sera rientro dalle ferie e ne approfitto per una serata a tema (canzoni da osteria) in un ristorante della brianza che avevo scoperto tramite Whisky Club.
Nell'attesa, ho buttato l'occhio alla credenza dei distillati che l'altra volta mi ero perso: a prima vista vedo subito uno Zacapa e comincio a perdere le speranze, ma poi alzo lo sguardo su una mensola in alto e mi scende la lacrima..... Macallan e Glenlivet 36 del 1969, Port Ellen 21 del 1983.
Di fronte a questa divina visione resto ammaliato e la serata cambia completamente: chi se ne frega del menú "della nonna", chi se ne frega delle musiche da osteria.... il mio unico scopo diventa il bicchierino a fine pasto.
Ora, lo so cosa vi chiederete: perché non hai scelto il Port Ellen? E avete ragione, non l'ho ancora mai provato, sarebbe stata la mia occasione, ma due cose: era un Provenance (Douglas Laing) con gradazione ridotta al 46% (sacrilegio!!!!!) e poi vogliamo mettere un 21 anni del 1983 con un 36 anni CS del 1969???
Ah, e ovviamente il tutto servito come dio comanda in un Glencairn: meno male che c'é chi impara a fare le cose per bene!
Per la degustazione vado a memoria, visto che ovviamente non ero preparato e avevo pure mangiato come un porco, ma il caffé di cicoria finale (hey, serata a tema... questo passava il menú) mi aveva dato una bella sbiancata al palato.
Al naso subito bello ricco, dolce, cremoso. e soprattutto un malto d'orzo potente. Avete presente quel classico profumo che lascia il whisky nel bicchiere ormai asciutto? Ecco, questo Macallan lo sprigionava prepotente anche a bicchiere ancora fresco di mescita. E sotto un bel cuoio, pelle conciata.
Al palato é amore: cremosissimo, ancora cuoio bello consumato, bello ingrassato. Lo Sherry non si sente poi cosí tanto (ne come frutta rossa in primo piano, ne come uvetta passita), ma ha lasciato un contorno di sapori belli pieni, belli cremosi e caldi che lo arrotondano per bene. E' difficile inquadrarlo con gusti semplici, ma sicuramente c'é una cosa che manca: il legno. ha passato 36 anni in botte, ma non c'é traccia di tannini, nessuna nota amaricante, nessun legno astringente. E' perfettamente bilanciato, da bere a piccoli sorsi ben diluiti nel tempo per permettere a tutto il suo sapore di liberarsi e spegnersi con calma.
In sottofondo, verso il finale, intuisco una torba leggera: non fumo, non cenere, ma proprio il panetto di torba d'erica ancora umido, terroso. Quel profumo che lascia una goccia di torbato sulle mani una volta asciutta.
Finale non lunghissimo, ma corposo. Che non si attenua come complessitá, ma si spegne pian piano calando di intensitá fino ad essere un piacevole ricordo.
Che dire? Spettacolo liquido. Me lo son gustato per un paio d'ore, comodamente seduto su un divanetto, all'aperto, godendomi il clima da Osteria di una volta.
Io Macallan l'ho conosciuta troppo di recente con i NAS e gli imbottigliamenti Fine Oak, ma questo é il secondo Macallan "di una volta" che assaggio e devo dire che capisco il perché della sua fama e rimpiango quello che era questa distilleria.
Nell'attesa, ho buttato l'occhio alla credenza dei distillati che l'altra volta mi ero perso: a prima vista vedo subito uno Zacapa e comincio a perdere le speranze, ma poi alzo lo sguardo su una mensola in alto e mi scende la lacrima..... Macallan e Glenlivet 36 del 1969, Port Ellen 21 del 1983.
Di fronte a questa divina visione resto ammaliato e la serata cambia completamente: chi se ne frega del menú "della nonna", chi se ne frega delle musiche da osteria.... il mio unico scopo diventa il bicchierino a fine pasto.
Ora, lo so cosa vi chiederete: perché non hai scelto il Port Ellen? E avete ragione, non l'ho ancora mai provato, sarebbe stata la mia occasione, ma due cose: era un Provenance (Douglas Laing) con gradazione ridotta al 46% (sacrilegio!!!!!) e poi vogliamo mettere un 21 anni del 1983 con un 36 anni CS del 1969???
Ah, e ovviamente il tutto servito come dio comanda in un Glencairn: meno male che c'é chi impara a fare le cose per bene!
Per la degustazione vado a memoria, visto che ovviamente non ero preparato e avevo pure mangiato come un porco, ma il caffé di cicoria finale (hey, serata a tema... questo passava il menú) mi aveva dato una bella sbiancata al palato.
Al naso subito bello ricco, dolce, cremoso. e soprattutto un malto d'orzo potente. Avete presente quel classico profumo che lascia il whisky nel bicchiere ormai asciutto? Ecco, questo Macallan lo sprigionava prepotente anche a bicchiere ancora fresco di mescita. E sotto un bel cuoio, pelle conciata.
Al palato é amore: cremosissimo, ancora cuoio bello consumato, bello ingrassato. Lo Sherry non si sente poi cosí tanto (ne come frutta rossa in primo piano, ne come uvetta passita), ma ha lasciato un contorno di sapori belli pieni, belli cremosi e caldi che lo arrotondano per bene. E' difficile inquadrarlo con gusti semplici, ma sicuramente c'é una cosa che manca: il legno. ha passato 36 anni in botte, ma non c'é traccia di tannini, nessuna nota amaricante, nessun legno astringente. E' perfettamente bilanciato, da bere a piccoli sorsi ben diluiti nel tempo per permettere a tutto il suo sapore di liberarsi e spegnersi con calma.
In sottofondo, verso il finale, intuisco una torba leggera: non fumo, non cenere, ma proprio il panetto di torba d'erica ancora umido, terroso. Quel profumo che lascia una goccia di torbato sulle mani una volta asciutta.
Finale non lunghissimo, ma corposo. Che non si attenua come complessitá, ma si spegne pian piano calando di intensitá fino ad essere un piacevole ricordo.
Che dire? Spettacolo liquido. Me lo son gustato per un paio d'ore, comodamente seduto su un divanetto, all'aperto, godendomi il clima da Osteria di una volta.
Io Macallan l'ho conosciuta troppo di recente con i NAS e gli imbottigliamenti Fine Oak, ma questo é il secondo Macallan "di una volta" che assaggio e devo dire che capisco il perché della sua fama e rimpiango quello che era questa distilleria.