Di tutto un po': per riflettere sul mondo del whisky (e non solo), ma anche per ridere
da bob sbaly mer gen 28, 2015 4:42 pm
C'è una domanda che mi pongo da tempo, e che vorrei sottoporvi (specialmente
ai più "addentro" al business): qual'è il livello di libertà di scelta e marketing delle
varie distillerie rispetto alle rispettive (!!!) ultra-super-mega case madri multinazionali?...
Faccio un esempio: Diageo! Già mi sta sulle scatole il fatto che la distillerie del gruppo
non abbiano il proprio sito (un unico sito per tutte dà un'idea di mancanza di rispetto
per storicità e tradizione dei singoli marchi!.. :giu: Almeno Pernod Ricard e LVMH in
questo hanno una politica diversa...!)!!!...Se poi mettiamo il range, lo schema é
sempre quello: entry level - distillers' edition - annual special editions - e poco altro,
con l'eccezione di Talisker che, 18 yo a parte, e dopo l'ottimo 57°N, spara fuori in
sequenza Storm - Port Ruighe - Dark Storm (vabbè, l'ultimo solo per duty free..),
abbassandone vertiginosamente la credibilità... :giu: :giu: :giu:
...E dall'altra parte, Michael Heads che poteri ha rispetto Bill Lumdsen?... :S :S

Grazie a tutti coloro che vorranno chiarirmi le idee!!! :ok: :ok: :ok:

:slainte:

Whisky is like sex:
when it's good, it's good
when it's bad, it's still pretty good
da angelshare mer gen 28, 2015 5:07 pm
Non lavorano tutte allo stesso modo. Ti dico come la so/vedo io con un paio di esempi.
La diageo manco ha la figura del distillery manager come si è soliti pensarlo. Spesso ha dei direttori operativi "di sito" o manager che gestiscono più di una distilleria.
Lagavulin dà libertà a Ian, che manco e' DM, su qualche imbottigliamento, tipo quello del feis ile, il resto ovviamente lo decidono a kilmarnock.
Bill lumsden cura gli imbottigliamenti del gruppo, il buon micky si occupa di far funzionare bene la distilleria. Stesso approccio lo fa la Suntory con Rachel Barrie. Poi ovviamente gli input arrivano dagli uffici marketing e, soprattutto nel caso Ardbeg, bisogna fare i conti con la scarsità degli stock.
Per fare un esempio estremo, Bruichladdich che era indipendente, ora butta fuori uno sproposito di Botanist e sul resto si è normalizzata.

Davide Terziotti
angelshare.it
Notizie e curiosita' dal pianeta whisky
da emtc74 mer gen 28, 2015 6:32 pm
Interessantissimo post, trovo che la politica di "industrializzare" e infarcire di "tecnologia" il processo gestionale e produttivo di una distilleria sia se non da abiurare, almeno da effettuare "cum grano salis".
Proprio ieri sera alla degustazione sualcuni malti delle Lowlands si diceva che Diageo pose fine all'attività di Rosebank, in favore di Glenkinckie, fondamentalmente per la presenza presso quest'ultima di un centro dedicato ai visitatori, assente nella prima; in barba a qualsiasi valutazione della qualità del distillato che usciva dagli almbicchi !
E cacchio no, l'anti passione fatta dirigenza !!

Sarà per questo che apprezzo maggiormente le ditillerie che lavorano sotto la guida di proprietari che hanno nome e cognome (Springbank su tutte) o quelle che stanno recuperando alcuni elementi di genuinità (non filtraggio a freddo ad esempio e qui so per voce di Pino essere solo 7 o che usano solo l'acqua della distilleria per la diluizione, pare siano pochissime) o gli IB che cavano dal mazzo solo le botti migliori e non le rovinano troppo dopo (quindi solo alcuni IB perchè altri, lasciamo stare 'và).
da angelshare mer gen 28, 2015 7:55 pm
Su rosebank ha pesato il VC e forse ancor di più il valore dell'immobile.

Davide Terziotti
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da I love Laphroaig mer gen 28, 2015 8:15 pm
Il marketing comanda su tutto. Fornisce istruzioni ai blender che prelevano il prodotto (sigh! mi tocca chiamarlo così) dalle distillerie e danno indicazioni sulle maturazioni da effettuare per gli imbottigliamenti a venire. In distilleria non sanno neanche quali prodotti usciranno, quando usciranno e come sono stati assemblati. Il lavoro lì deve essere quello di "gestire" al meglio gli impianti. Non lamentiamoci troppo, è così ovunque ci siano grandi capitali investiti (in questo caso = in maturazione).
Diverso il concetto delle micro-distillerie (penso al Jim McEwan di qualche anno fa) ma poi assaggiamo i loro prodotti e anche se sono migliori di un brand conosciuto di pari età nessuno se li fila.... mancano di fascino, pare. Allora anche loro si devono vendere al marketing per creare un brand che abbia possibilità di conquistarsi una piccola nicchia nella giungla-mercato. Nasce così l'Octomore e lì la gente corre, spende 200€ per un 5 anni e io torno a non capirci nulla :shock:

Claudio Riva 8-)
I love Laphroaig, www.laphroaig.it
WhiskyClub Italia, www.whiskyclub.it
da korry78 mer gen 28, 2015 8:25 pm
I love Laphroaig ha scritto:Diverso il concetto delle micro-distillerie (penso al Jim McEwan di qualche anno fa) ma poi assaggiamo i loro prodotti e anche se sono migliori di un brand conosciuto di pari età nessuno se li fila.... mancano di fascino, pare. Allora anche loro si devono vendere al marketing per creare un brand che abbia possibilità di conquistarsi una piccola nicchia nella giungla-mercato. Nasce così l'Octomore e lì la gente corre, spende 200€ per un 5 anni e io torno a non capirci nulla :shock:


Infatti è assurdo, mah... :roll:
Quando dici "prodotti che non si fila nessuno" a quali prodotti ti riferisci?

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da marco77 gio gen 29, 2015 10:19 am
I love Laphroaig ha scritto:Il marketing comanda su tutto

Vangelo! 8-)

Let’s keep it fun; whisky’s no serious matters (unless you have to make a living out of it, or if you down way too much of it). Serge Valentin
da Tobacco gio gen 29, 2015 11:17 am
emtc74 ha scritto:Interessantissimo post, trovo che la politica di "industrializzare" e infarcire di "tecnologia" il processo gestionale e produttivo di una distilleria sia se non da abiurare, almeno da effettuare "cum grano salis".
Proprio ieri sera alla degustazione sualcuni malti delle Lowlands si diceva che Diageo pose fine all'attività di Rosebank, in favore di Glenkinckie, fondamentalmente per la presenza presso quest'ultima di un centro dedicato ai visitatori, assente nella prima; in barba a qualsiasi valutazione della qualità del distillato che usciva dagli almbicchi !
E cacchio no, l'anti passione fatta dirigenza !!

Sarà per questo che apprezzo maggiormente le ditillerie che lavorano sotto la guida di proprietari che hanno nome e cognome (Springbank su tutte) o quelle che stanno recuperando alcuni elementi di genuinità (non filtraggio a freddo ad esempio e qui so per voce di Pino essere solo 7 o che usano solo l'acqua della distilleria per la diluizione, pare siano pochissime) o gli IB che cavano dal mazzo solo le botti migliori e non le rovinano troppo dopo (quindi solo alcuni IB perchè altri, lasciamo stare 'và).


Quali sono queste fantomatiche distillerie che stanno recuperando alcuni elementi di genuinità?
Dai condividi con noi, non tutti hanno la possibilità d'essere costantemente aggiornati sulle voci che circolano, farebbe bene a tutti sapere queste cose, non certo per prendere solo quei prodotti ma per capire cosa andiamo ad assaggiare/acquistare.
Altra curiosità, IB questi sconosciuti! Perché dici che alcuni IB non vanno bene? Operano in maniera diversa, sono più legati ai grandi brand, sono dei buffoni con la maschera di migliori selezionatori?

Scusa se chiedo lumi su queste cose ma a volte pare che ci debba essere un qualche segreto che non deve essere svelato a noi piccoli aficionados, si parla sempre per ho sentito dire ma non si parla mai chiaramente e non capisco il perché. Non tutti, purtroppo, hanno la possibilità/fortuna di partecipare a degustazioni con Pino o qualsiasi altro Ghota del whisky.

Grazie e slainte a tutti

:slainte:

[...]
An old shirt that is stained with blood and whisk(e)y
And goodnight to the street sweepers
The night watchman flame keepers and goodnight to Matilda too

Tom Waits - Tom Traubert's Blues

:slainte: S L A I N T E :slainte:

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da angelshare gio gen 29, 2015 12:06 pm
Non credo ci siano segreti di nessun genere e credo che la percezione della "genuinità" sia anche soggettiva, come il concetto di economia morale, che comunque è totalmente estirpato come concetto oramai da ogni discussione. Se il marketing è il nemico la gestione di Bruichladdich di Reyner e McEwan è quasi il diavolo, hanno cavalcato molto il marketing per far parlare di loro e vendere a quella cifra, facendo tantissimi imbottigliamenti (tra cui octomore citato da claudio). Io la vedo in maniera diversa, il marketing può essere usato in due direzioni alla fine.
Lasciamo da parte la qualità dei prodotti, perché in questo discorso è forse fuorviante. Però anche tra PR e Diageo la differenza la si può notare, non si muovono allo stesso modo: i primi quando tutti andavano sui NAS hanno lanciato la campagna "age matters". Kilchoman è una distilleria indipendente ma tanti la criticano per le troppe serie limitate e i prezzi troppo elevati.
Tutti per campare devono stare sul mercato e fare profitti, ovviamente le distillerie indipendenti sono guidate solamente da una tipologia di prodotto e non hanno discorsi di portfolio (se non compri questo non ti do quell'altro) ma poi entrano tutti in ottiche distributive.
Anche noi appassionati/consumatori abbiamo colpe, anzi, forse è quasi sempre colpa nostra. Burn Stewart ha iniziato a mandar fuori prodotti non filtrati nella linea base oramai forse 5 anni fa, ma qualcuno va pazzo per Deanston o Bunna? Ai festival di Roma o Milano molti di noi si sono fiondati sullo stand Diageo perché vendeva "a buoni prezzi", snobbando tante altre cose meno "fighette", per poi sentire spesso la litania che bisogna boicottarli per le special release, come se fossero beni di prima necessità. Per me Diageo in generale non è il diavolo, però girando per la scozia apprezzo sicuramente tante realtà che ti aprono la porta inviando una email al distillery manager. L'indipendenza ha per me un solo grande pregio, si possono individuare i responsabili, nel bene e nel male, molto più facilmente, senza tirare in ballo "il mercato".

Davide Terziotti
angelshare.it
Notizie e curiosita' dal pianeta whisky
da emtc74 gio gen 29, 2015 4:38 pm
Tobacco ha scritto:Quali sono queste fantomatiche distillerie che stanno recuperando alcuni elementi di genuinità?
Dai condividi con noi, non tutti hanno la possibilità d'essere costantemente aggiornati sulle voci che circolano, farebbe bene a tutti sapere queste cose, non certo per prendere solo quei prodotti ma per capire cosa andiamo ad assaggiare/acquistare.
Altra curiosità, IB questi sconosciuti! Perché dici che alcuni IB non vanno bene? Operano in maniera diversa, sono più legati ai grandi brand, sono dei buffoni con la maschera di migliori selezionatori?

Scusa se chiedo lumi su queste cose ma a volte pare che ci debba essere un qualche segreto che non deve essere svelato a noi piccoli aficionados, si parla sempre per ho sentito dire ma non si parla mai chiaramente e non capisco il perché. Non tutti, purtroppo, hanno la possibilità/fortuna di partecipare a degustazioni con Pino o qualsiasi altro Ghota del whisky.

Grazie e slainte a tutti

:slainte:


Distillerie. Alcune recuperano elementi di genuinità, andrebbe preventivamente stilato un elenco completo di quali siano detti elementi ma io non ho la competenza per farne uno esaustivo, quindi senza alcuna pretesa di pontificare alcunché ritengo che le distillerie che ad esempio tornano al non filtraggio a freddo sono da apprezzare. Un esempio ? Glen Garioch. Sia chiaro che non sto esprimendo un giudizio sulla bontà in senso assoluto del whisky, ma un apprezzamento su una scelta produttiva che è orientata alla qualità in misura maggiore rispetto ad un’altra ;)

IB. Alcuni, dalle informazioni riportate dagli IB stessi adottano una filiera per la selezione, il trattamento e l’imbottigliamento delle botti che altri non adottano. Questa non è una verità rivelata da chissà chi, è quanto desumibile dalle informazioni riportate sui siti (per chi ce l’ha), dalle etichette delle bottiglie (gradazione/diluizione, provenienza da una o più botti, numero di campioni da botte assaggiati per individuare quella giusta – gli assaggi sono venduti a caro prezzo, ecc) ed in fine dai prezzi delle bottiglie stesse. Adelphi e Malt of Scotland per fare dei nomi sono selezionatori che adottano strategie di selezione e non diluizione dei malti che me li fanno mettere nella parte della filiera di qualità. Ma questo lo penso io, non è una verità rivelata durante una degustazione massonica e soprattuo potrei sbagliare per mille motivi dettati dalla mia ignoranza :?

Condivisione. Io non sono in possesso di alcuna grande verità, non partecipo come detto a degustazioni massoniche, ho pure poca esperienza come numero di assaggi. Partecipo anche molto raramente agli eventi perché ho pochissimo tempo, quindi figuriamoci se pretendo di dire cose vere. Cerco di riportare il mio punto di vista di piccolissimo ed inesperto appassionato – siamo in un forum dopotutto – con un minimo di buon senso e soprattutto seguendo l’unica cosa che per me conta davvero nella scelta di cosa è buono e cosa non lo è, il mio palato :)
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