Interessante (e complessa) discussione, sulla quale è qualche giorno che rimugino...
La difficoltà di trovare il giusto "compromesso" fra chi vende e chi compra sta, secondo me, nel fatto che la categoria del "consumatore" è molto eterogenea. Voglio dire, noi che stiamo nel forum, ciascuno con le sue diverse sfumature, siamo dei grandi appassionati: ci informiamo, condividiamo le informazioni e le esperienze sensoriali, partecipiamo a festival, stiamo attenti alla qualità di ciò che abbiamo nel bicchiere... alcuni di noi vanno ancora oltre: scrivono blog, fondano club (!), organizzano incontri e degustazioni...
Tutto bellissimo e guai se non ci fosse... però, nell'ambito dei "consumatori", noi appassionati sparsi per il mondo siamo una nicchia relativamente piccola (pur se in crescita). Non tutti quelli che comprano whisky lo fanno con la stessa passione, consapevolezza e poesia, non tutti sono ugualmente ed adeguatamente informati, non tutti spendono ore annusando e degustando con devota partecipazione. Dall'altra parte della barricata, quella delle distillerie (o meglio, di chi le possiede), questo lo sanno bene. Il target degli uffici marketing delle multinazionali è quello di avere un bacino di utenza il più ampio possibile e se questo implica il "sacrificio", piccolo o grande a seconda dei casi, del concetto di qualità... lo fanno e basta. E quindi ci ritroviamo E150, filtrazione a freddo, NAS come se piovesse. Le distillerie più piccole o "familiari" fanno quel che possono, ma sempre campare devono. E' un approccio diverso, più aderente alle nostre aspettative, ma sempre sottomesso allo stare in piedi economicamente. Con questo non voglio dire che all'interno delle singole realtà, grandi o piccole, non ci sia chi lavora con passione, chi condivide con noi appassionati i concetti di genuinità, difesa delle tradizioni, importanza della qualità del prodotto... ma quello che conta di più sono i bilanci di fine anno. Per molti di noi è un passatampo, per loro un lavoro.
Per rispondere alla domanda del nostro Bob, è proprio il consumatore che comanda il mercato... noi probabilmente vorremmo che "consumatore" coincida con "appassionato" così come lo intendiamo noi. In un tale scenario, ahimè puramente ideale, nessuno ad esempio comprerebbe più whisky con E150, consapevole che trattasi di uno "specchietto per le allodole"... e quindi alle distillerie chi glielo farebbe fare di aggiungerlo? Un componente in meno da acquistare, una fase del processo produttivo risparmiata.
Purtroppo per noi, la "fotografia" del mercato attuale non sembra idilliaca... ma non mi pare nemmeno così disperata. In fondo, alla fine, non mi sembra che nel bicchiere di ciascuno di noi finiscano schifezze imbevibili, anzi... tutto sta, proprio, nello scegliere, almeno finchè potremo farlo (e ad un costo sostenibile, of course).
E ora, dopo tanto lambiccarmi, mi pregusto il dram del dopo pranzo...
Non piangere mai sul whisky versato... (Jack Lemmon, A Qualcuno Piace Caldo, 1959)